Info Utili * Alto Adige - Südtirol
Storia dell'Alto Adige/Südtirol
Entrando nel territoriodella provincia di Bolzano è subito evidente la diversità con la zona che abbiamo appena lasciato. Tutto è scritto in due lingue: italiano e tedesco. E’ il segnale che ci troviamo in Alto Adige/Südtirol, la terra di confine tra Italia e Austria.
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La popolazione altoatesina, circa 505 mila persone, appartiene per il 63% al gruppo linguistico tedesco, per il 24% a quello italiano, per il 4% a quello ladino. La parte restante, il 9%, è costituito da residenti di origine straniera. Non meravigliamoci quindi se entrando in un hotel, in un negozio o in un locale ci sentiremo salutare in tedesco o in italiano o in tutte e due le lingue insieme. Rispondiamo nella nostra lingua e subito chi ci ha salutato capirà quale lingua parliamo o preferiamo parlare. Sono situazioni normali per chi è nato o vive in Alto Adige/Südtirol ma può essere una sorpresa per gli stranieri che visitano per la prima volta questa provincia.
Le brevi note storiche che abbiamo preparato possono aiutare a capire meglio questo luogo di incontro di culture che è l’Alto Adige/Südtirol.
Ötzi e i romani
Le prime tracce della presenza umana in questa regione risalgono alla fine dell’ultima glaciazione, intorno ai 12.000 a.C.. Mano, mano che i ghiacci si ritiravano i primi uomini risalivano le valli spinti dalla caccia e poi per dedicarsi alla pastorizia e all’agricoltura. Le prime comunità rurali sono fatte risalire a 5.000 mila anni a.C. L’Uomo venuto dal Ghiaccio, chiamato anche Ötzi, scoperto nel 1991, viveva intorno ai 3.200 a.C.. Ötzi è esposto al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano. Di Ötzi è stato recuperato il corpo mummificato, il vestiario e l’equipaggiamento; reperti considerati di straordinaria importanza dall’archeologia mondiale per lo studio della vita degli uomini del tempo.
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La popolazione altoatesina, circa 505 mila persone, appartiene per il 63% al gruppo linguistico tedesco, per il 24% a quello italiano, per il 4% a quello ladino. La parte restante, il 9%, è costituito da residenti di origine straniera. Non meravigliamoci quindi se entrando in un hotel, in un negozio o in un locale ci sentiremo salutare in tedesco o in italiano o in tutte e due le lingue insieme. Rispondiamo nella nostra lingua e subito chi ci ha salutato capirà quale lingua parliamo o preferiamo parlare. Sono situazioni normali per chi è nato o vive in Alto Adige/Südtirol ma può essere una sorpresa per gli stranieri che visitano per la prima volta questa provincia.
Le brevi note storiche che abbiamo preparato possono aiutare a capire meglio questo luogo di incontro di culture che è l’Alto Adige/Südtirol.
Ötzi e i romani
Le prime tracce della presenza umana in questa regione risalgono alla fine dell’ultima glaciazione, intorno ai 12.000 a.C.. Mano, mano che i ghiacci si ritiravano i primi uomini risalivano le valli spinti dalla caccia e poi per dedicarsi alla pastorizia e all’agricoltura. Le prime comunità rurali sono fatte risalire a 5.000 mila anni a.C. L’Uomo venuto dal Ghiaccio, chiamato anche Ötzi, scoperto nel 1991, viveva intorno ai 3.200 a.C.. Ötzi è esposto al Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano. Di Ötzi è stato recuperato il corpo mummificato, il vestiario e l’equipaggiamento; reperti considerati di straordinaria importanza dall’archeologia mondiale per lo studio della vita degli uomini del tempo.
Con la scoperta del rame nell’area tirolese si sviluppano i commerci con località via, via più lontane. Il Passo Resia e il Passo del Brennero, quest’ultimo é il più basso dell’arco alpino, offrono ai traffici commerciali facili vie di comunicazione nord-sud attraverso le Alpi. Sin dalla notte dei tempi, insomma, l’Alto Adige/Südtirol ha visto il transito, da sud verso nord e viceversa, di uomini di lingua e cultura diversa, di mercanti e di eserciti che spesso hanno lasciato tracce del loro passaggio. Nel 15 a.C. Druso, figlio adottivo dell’imperatore Augusto, guida una spedizione con l’intento di mettere in sicurezza il nord dell’Impero. Druso marcia con le sue truppe attraverso la valle dell’Adige mentre suo fratello Tiberio si mette in moto dal nord delle Alpi. Le tribù locali rimangono senza vie di scampo. I sopravissuti alle battaglie vengono resi schiavi o inseriti nel servizio militare e la regione viene divisa nelle province romane della Raetia, del Noricum e della Venetia cum Histris.
Con la fine dell’Impero Romano il territorio dell’Alto Adige vede il passaggio di numerose popolazioni barbariche: Ostrogoti, Franchi, Longobardi e Slavi e Baiuvari. Queste continue invasioni costringono gli abitanti locali a rifugiarsi sulle alture e nelle valli secondarie della regione in cerca di riparo. Le popolazioni ladine della Val Gardena, Badia, Fassa e Ampezzo sono i discendenti di quei “rifugiati". La lingua ladina conserva ancora elementi latini e reti.
Il Medio Evo, la nascita del Tirolo e Napoleone
Nel XI secolo, l’imperatore Corrado II concede ai vescovi di Trento e Bressanone l’amministrazione dei territori di questa regione. Nascono anche qui le figure dei "principi-vescovi". Tra le potenti famiglie locali emergono i Conti Tirolo. Mainardo II di Tirolo è l’artefice della costituzione dello stato regionale (1258-1295). In meno di trent’anni Mainardo II prende il sopravvento sui vescovi riuscendo a unificare la regione che prende appunto il nome di Tirolo. Con l’abdicazione di Margareta "Maultasch", l’ultima erede dei Conti di Tirolo, la regione passa nel 1363 sotto il dominio degli Asburgo per restarvi, quasi ininterrottamente, fino al 1918.
Nel 1420 Ferdinando IV sposta il capoluogo da Merano a Innsbruck. Il Tirolo vive tempi più tranquilli e approfitta di una forte crescita economica finanziata dalle entrate provenienti dalle miniere. Dopo 1490 il Tirolo, governato direttamente dall’imperatore Massimiliano I, diventa uno dei centri della politica europea. Nel 1511 Massimiliano concede ai Tirolesi la possibilità di istituire una propria milizia di difesa territoriale e l'esenzione dall'obbligo dell'intervento militare (Tiroler Landlibell).
Nel 1525, sull’onda della Riforma, la popolazione si solleva. Le alte imposte e i privilegi goduti dalla nobiltà e dal clero sono le cause della sollevazione popolare: è “La guerra contadina” guidata da Michael Gaismair. Gaismair propone la costituzione di una repubblica contadina luterana e democratica, senza servi della gleba. Il sogno è cancellato con il sangue e Gaismair assassinato. Nello stesso periodo gli anabattisti vengono perseguitati a morte da Stato e Chiesa mentre nelle valli dilaga la caccia alle streghe. Prende avvio la controriforma con il Concilio di Trento (1545-1563).
Nel XVI secolo il centro dell’Impero si sposta verso oriente in seguito alla conquista dell'Ungheria e della Boemia. Il Tirolo diventa uno stato ai margini della monarchia ed è amministrato da un governatore nominato a Vienna. Gli avvenimenti internazionali, però, riportano il Tirolo in primo piano. Nel 1805 l’Austria deve cedere il Tirolo alla Baviera alleata di Napoleone e nel 1808 viene introdotta una costituzione che liquida il Tirolo storico. I Tirolesi diventano comuni sudditi bavaresi con l’obbligo del servizio militare.
Quando l'Austria scende di nuovo in guerra contro Napoleone insorgono anche i Tirolesi riportando subito tre vittorie importanti sul Berg Isel presso Innsbruck ma poi quando gli austriaci vengono travolti anche la resistenza dei Tirolesi viene sgominata nonostante una disperata resistenza. Andreas Hofer comandante degli “Schützen”, la milizia popolare, è catturato e giustiziato a Mantova.
Nel 1813 il Tirolo torna nuovamente all'Austria entrando a far parte della monarchia austro-ungarica. Nel 1866 l’Austria perde il Veneto a favore del neonato Regno d’Italia. Il Tirolo rappresenta ora la punta più a sud dell’impero austroungarico.
Le due guerre mondiali, l’Austria e l’Italia, la conquista dell’autonomia
Il Medio Evo, la nascita del Tirolo e Napoleone
Nel XI secolo, l’imperatore Corrado II concede ai vescovi di Trento e Bressanone l’amministrazione dei territori di questa regione. Nascono anche qui le figure dei "principi-vescovi". Tra le potenti famiglie locali emergono i Conti Tirolo. Mainardo II di Tirolo è l’artefice della costituzione dello stato regionale (1258-1295). In meno di trent’anni Mainardo II prende il sopravvento sui vescovi riuscendo a unificare la regione che prende appunto il nome di Tirolo. Con l’abdicazione di Margareta "Maultasch", l’ultima erede dei Conti di Tirolo, la regione passa nel 1363 sotto il dominio degli Asburgo per restarvi, quasi ininterrottamente, fino al 1918.
Nel 1420 Ferdinando IV sposta il capoluogo da Merano a Innsbruck. Il Tirolo vive tempi più tranquilli e approfitta di una forte crescita economica finanziata dalle entrate provenienti dalle miniere. Dopo 1490 il Tirolo, governato direttamente dall’imperatore Massimiliano I, diventa uno dei centri della politica europea. Nel 1511 Massimiliano concede ai Tirolesi la possibilità di istituire una propria milizia di difesa territoriale e l'esenzione dall'obbligo dell'intervento militare (Tiroler Landlibell).
Nel 1525, sull’onda della Riforma, la popolazione si solleva. Le alte imposte e i privilegi goduti dalla nobiltà e dal clero sono le cause della sollevazione popolare: è “La guerra contadina” guidata da Michael Gaismair. Gaismair propone la costituzione di una repubblica contadina luterana e democratica, senza servi della gleba. Il sogno è cancellato con il sangue e Gaismair assassinato. Nello stesso periodo gli anabattisti vengono perseguitati a morte da Stato e Chiesa mentre nelle valli dilaga la caccia alle streghe. Prende avvio la controriforma con il Concilio di Trento (1545-1563).
Nel XVI secolo il centro dell’Impero si sposta verso oriente in seguito alla conquista dell'Ungheria e della Boemia. Il Tirolo diventa uno stato ai margini della monarchia ed è amministrato da un governatore nominato a Vienna. Gli avvenimenti internazionali, però, riportano il Tirolo in primo piano. Nel 1805 l’Austria deve cedere il Tirolo alla Baviera alleata di Napoleone e nel 1808 viene introdotta una costituzione che liquida il Tirolo storico. I Tirolesi diventano comuni sudditi bavaresi con l’obbligo del servizio militare.
Quando l'Austria scende di nuovo in guerra contro Napoleone insorgono anche i Tirolesi riportando subito tre vittorie importanti sul Berg Isel presso Innsbruck ma poi quando gli austriaci vengono travolti anche la resistenza dei Tirolesi viene sgominata nonostante una disperata resistenza. Andreas Hofer comandante degli “Schützen”, la milizia popolare, è catturato e giustiziato a Mantova.
Nel 1813 il Tirolo torna nuovamente all'Austria entrando a far parte della monarchia austro-ungarica. Nel 1866 l’Austria perde il Veneto a favore del neonato Regno d’Italia. Il Tirolo rappresenta ora la punta più a sud dell’impero austroungarico.
Le due guerre mondiali, l’Austria e l’Italia, la conquista dell’autonomia
Alla fine della prima guerra mondiale l’impero austroungarico si dissolve e con la firma del trattato di pace di Saint-Germain si consegna l’Alto Adige al Regno d’Italia separandolo dal Tirolo settentrionale. Circa 220 mila abitanti di lingua tedesca e ladina si ritrovano a vivere in un nuovo stato che con l’avvento del fascismo applica una dura politica di assimilazione. Si vieta l’insegnamento del tedesco, s’impone l’uso esclusivo della lingua italiana, si italianizzano perfino i cognomi, e con un forte programma di industrializzazione, si incentiva l’immigrazione italiana. Con l’avvento del nazionalsocialismo di Adolf Hitler molti sperano che Hitler possa liberare l’Alto Adige dagli oppressori fascisti ma la questione altoatesina non può interferire nell’alleanza Hitler - Mussolini. Il Brennero quindi rimane il confine sud del Reich e alla popolazione di lingua tedesca dell’Alto Adige viene data, con le “opzioni”, la possibilità di scegliere tra la cittadinanza del Reich, che obbliga all’espatrio e quella italiana, che significa assimilazione e rinuncia alla propria lingua e cultura. Fino al 1943 espatriano circa 75 mila persone. Poi gli espatri, ai quali aderisce la gran parte della popolazione, vengono sospesi per gli eventi bellici. Le opzioni, però, creano un grande frattura all’interno della popolazione di lingua tedesca.
Al termine della seconda guerra mondiale i trattati di pace riassegnano l’Alto Adige all’Italia. Le potenze vincitrici invitano i rappresentanti di Austria e Italia a elaborare un trattato di tutela per la popolazione di lingua tedesca. Il piano viene stipulato nel 1946 a Parigi (Accordo di Parigi). Nel 1948 viene ratificato a Roma il “Primo Statuto di Autonomia”, redatto in base all’Accordo di Parigi, che include però anche il confinante Trentino.
L’Italia, concedendo l’autonomia alla Regione Trentino-Alto Adige, vuole assicurarsi una maggioranza italiana all’interno degli organi di governo regionali. Sempre nel 1948 viene regolata la questione degli optanti; gli altoatesini espatriati possono rientrare e ottenere la cittadinanza italiana.
L’Italia, concedendo l’autonomia alla Regione Trentino-Alto Adige, vuole assicurarsi una maggioranza italiana all’interno degli organi di governo regionali. Sempre nel 1948 viene regolata la questione degli optanti; gli altoatesini espatriati possono rientrare e ottenere la cittadinanza italiana.
Nel 1956, ad opera di membri del “Comitato per la liberazione del Sudtirolo”, ha inizio una serie di attentati diretti contro tralicci dell'alta tensione, caserme, monumenti e linee ferroviarie, che culminerà nel giugno 1961 con la cosiddetta "notte dei fuochi". Quella notte vengono fatti saltare 47 tralicci dell’alta tensione. L’opinione pubblica mondiale si accorge dell'Alto Adige.
Nel 1957 la Südtiroler Volkspartei (SVP), partito di raccolta della minoranza tedesca, fondato nel 1945, indice una grande manifestazione di massa a Castel Firmiano, nei pressi di Bolzano. La SVP chiede, per l’Alto Adige, un’autonomia svincolata da quella della provincia di Trento.
Nel frattempo l’Austria decide di portare all’ONU la "questione altoatesina". L’Assemblea Generale adotta una risoluzione nel 1960 e una nel 1961, nelle quali s’invitano le parti al tavolo delle trattative. Sotto la spinta di centinaia di attentati, che tra il 1961 e il 1972 provocarono 19 vittime e dozzine di feriti, prendono avvio i negoziati. Finalmente nel 1969 Austria e Italia ratificano un accordo che contiene 137 provvedimenti a tutela della popolazione tedesca e ladina. Nasce così il “Secondo Statuto di Autonomia” che entra in vigore nel 1972. Con questo pacchetto di provvedimenti e con successive norme, lo Stato italiano cede alla Provincia Autonoma di Bolzano quasi tutte le sue competenze. Passano al governo provinciale dell’Alto Adige i trasporti, l'edilizia pubblica, le politiche sociali, la sanità, il commercio e l'artigianato, l’industria, l’agricoltura, l’istruzione e la formazione professionale e la gestione della rete stradale. L’Alto Adige prende ufficialmente il nome di Alto Adige/Südtirol. Altri capisaldi del Secondo Statuto di Autonomia sono l’obbligo del bilinguismo nella pubblica amministrazione (tri-linguismo nelle valli ladine) e l’assegnazione proporzionale dei posti di lavoro pubblici calcolata secondo la consistenza dei gruppi linguistici. L’attuazione di queste norme ha portato alla fine della vertenza altoatesina tra Austria e Italia davanti all’ONU.
La tensione tra i cittadini dei due gruppi linguistici principali si è fortemente ridotta ma questa ampia autonomia non soddisfa la totalità della popolazione dell’Alto Adige/Südtirol. Una minoranza della popolazione tedesca vorrebbe una completa indipendenza dallo stato italiano mentre una parte della popolazione italiana mal digerisce le norme di tutela del gruppo linguistico tedesco. Di fatto l’autonomia dell’Alto Adige/Südtirol garantisce, in una zona di confine, una buona convivenza tra tre gruppi linguistici. Si tratta, probabilmente, della più ampia tutela al mondo di una minoranza linguistica all’interno di uno stato nazionale. A riprova di ciò le istituzioni provinciali sono meta di frequenti visite da parte di governi e comunità alle prese con tensioni e problemi di convivenza.
Nel 1957 la Südtiroler Volkspartei (SVP), partito di raccolta della minoranza tedesca, fondato nel 1945, indice una grande manifestazione di massa a Castel Firmiano, nei pressi di Bolzano. La SVP chiede, per l’Alto Adige, un’autonomia svincolata da quella della provincia di Trento.
Nel frattempo l’Austria decide di portare all’ONU la "questione altoatesina". L’Assemblea Generale adotta una risoluzione nel 1960 e una nel 1961, nelle quali s’invitano le parti al tavolo delle trattative. Sotto la spinta di centinaia di attentati, che tra il 1961 e il 1972 provocarono 19 vittime e dozzine di feriti, prendono avvio i negoziati. Finalmente nel 1969 Austria e Italia ratificano un accordo che contiene 137 provvedimenti a tutela della popolazione tedesca e ladina. Nasce così il “Secondo Statuto di Autonomia” che entra in vigore nel 1972. Con questo pacchetto di provvedimenti e con successive norme, lo Stato italiano cede alla Provincia Autonoma di Bolzano quasi tutte le sue competenze. Passano al governo provinciale dell’Alto Adige i trasporti, l'edilizia pubblica, le politiche sociali, la sanità, il commercio e l'artigianato, l’industria, l’agricoltura, l’istruzione e la formazione professionale e la gestione della rete stradale. L’Alto Adige prende ufficialmente il nome di Alto Adige/Südtirol. Altri capisaldi del Secondo Statuto di Autonomia sono l’obbligo del bilinguismo nella pubblica amministrazione (tri-linguismo nelle valli ladine) e l’assegnazione proporzionale dei posti di lavoro pubblici calcolata secondo la consistenza dei gruppi linguistici. L’attuazione di queste norme ha portato alla fine della vertenza altoatesina tra Austria e Italia davanti all’ONU.
La tensione tra i cittadini dei due gruppi linguistici principali si è fortemente ridotta ma questa ampia autonomia non soddisfa la totalità della popolazione dell’Alto Adige/Südtirol. Una minoranza della popolazione tedesca vorrebbe una completa indipendenza dallo stato italiano mentre una parte della popolazione italiana mal digerisce le norme di tutela del gruppo linguistico tedesco. Di fatto l’autonomia dell’Alto Adige/Südtirol garantisce, in una zona di confine, una buona convivenza tra tre gruppi linguistici. Si tratta, probabilmente, della più ampia tutela al mondo di una minoranza linguistica all’interno di uno stato nazionale. A riprova di ciò le istituzioni provinciali sono meta di frequenti visite da parte di governi e comunità alle prese con tensioni e problemi di convivenza.