Info Utili * Dolomiti
Genesi delle Dolomiti
280 milioni di anni fa, il territorio del Trentino Alto Adige fu sconvolto da un’intensissima attività vulcanica. La regione rimase sepolta da una coltre di lava e tufo che nella conca di Bolzano superò i 2 mila metri di altezza. Si formò così la Piattaforma Porfirica Atesina, la più vasta formazione..
.. di porfidi quarziferi d’Europa (forse del mondo) che si estende per 4 mila km quadrati dal Meranese fino alla Valsugana.
250 milioni di anni fa le sabbie prodotte dall’erosione del porfido, depositate lungo le rive dei torrenti e dei laghi, si pietrificarono formando le Arenarie di Val Gardena: la prima formazione sedimentaria tutt’oggi riconoscibile ad Ortisei, Valle S. Anna, Carezza, Passo delle Erbe, Nova Ponente, Passo Valles e nel canyon del Bletterbach - Butterloch.
Il Mare della Tetide che stava avanzando a causa dello sprofondamento del territorio, formava acque lagunari, ricche di organismi marini, che il clima torrido faceva evaporare rapidamente. Si depositarono, così, sopra le Arenarie di Val Gardena, argille e fanghi che diedero forma a strati di gessi e calcare. Sono gli Strati di Bellerophon che prendono il nome dal gasteropode marino che abitava i fondali. In questi strati si possono trovare numerosi fossili della chiocciola Bellerophon. Gli Strati di Bellerophon segnano il confine tra il Permiano dell’era Paleozoica e il Triassico dell’era Mesozoica. A segnare il confine tra Paleozoico e Mesozoico ci sono i segni di un periodo di catastrofi naturali o di un gigantesco evento che ha causato l’estinzione di gran parte degli esseri viventi sulla terra.
Agli inizi dell’era Mesozoica, 248 milioni di anni fa, il mare della Tetide era avanzato fino alla Francia. Il deposito marino aumentò per i continui apporti di materiali più sottili da parte dei fiumi che scendevano le antiche montagne. Queste masse sedimentarie, ricchissime di fossili e dai diversi colori, costituiscono gli Strati di Werfen (visibili lungo i versanti del Catinaccio, nel canyon del Bletterbach – Butterloch, in Valle di Funes, Passo Rolle e Passo Valles).
I fondali marini si popolarono di alghe calcaree e con la cementazione dei loro gusci si formò un esteso banco roccioso, spesso 70-100 metri, chiamato Dolomia del Serla e Calcare del Contrin. La Dolomia del Serla fascia il versante occidentale del Catinaccio e riaffiora più a sud nella cima del Corno Bianco,
Nel Ladinico, 235 milioni di anni fa, violente scosse telluriche sconquassarono i fondali marini. Le parti più vicine alla superficie del banco roccioso della Dolomia del Serla divennero una solida base d’appoggio per spugne, alghe calcaree e coralli che proliferarono favoriti dalle condizioni ideali di salinità, limpidezza e temperatura delle acque. In pochi milioni di anni innalzarono quella bancata rocciosa, alta anche più di 1000 metri, che conosciamo con il nome di Dolomite dello Sciliar e Calcare della Marmolada e del Latemar.
La prima costituisce la roccia dello Sciliar, Catinaccio, Sasso Lungo, Sasso Piatto, Sass Pordoi, Odle, Pale di San Martino e la parte inferiore delle dolomiti Centro Orientali compreso il Sella. La seconda la Marmolada e il Latemar.
Un nuovo mutamento delle condizioni ambientali fermò la crescita delle barriere coralline. Seguirono, per lungo tempo, i depositi di arenarie e argille di varia colorazione degli Strati di Raibl che danno forma alle caratteristiche cenge del Gruppo del Sella – Sass Pordoi e del Sassongher nonché alle stratificazioni rossastre in cima allo Sciliar.
L’ambiente costituito da bassi fondali, lagune e strisce di terra si trasformò gradatamente in una vasta spianata soggetta a periodiche avanzate e ritiri del mare. Dai sedimenti diversi sovrappostisi in milioni di anni a causa delle oscillazioni del mare ebbe origine la Dolomite Principale, fittamente stratificata che costituisce le parti più elevate del Gruppo del Sella – Sass Pordoi – Sassongher, il Monte Castello, il Monte Pez sullo Sciliar e tante cime delle Dolomiti orientali: Tofane, Conturines, Lagazuoi, Pelmo, Civetta, Antelio, Cristallo, Sorapis, Marmarole, le celeberrime Tre Cime di Lavaredo e più a occidente, il Tribulaun, l’Ortles, il Gran Zebrù e le Dolomiti di Brenta.
Nel Giurassico, tra i 200 e 180 milioni di anni fa, le acque si fecero più profonde e la zona dolomitica divenne una piattaforma sommersa sulla quale si depositarono i calcari grigi (Fanes). La piattaforma si inabissò fino a 1.000 m sotto la superficie e a quella profondità si depositarono i calcari rossi (Puez, Fanes, Sennes, Fosses).
Nel Cretaceo, 120 milioni di anni fa, a nord della fascia dolomitica, cominciarono ad affiorare lunghe strisce di terra. Le particelle erose da queste terre si depositarono sopra i calcari a formare le Marne del Puez.
Alla fine del Cretaceo, 65 milioni di anni fa, le Dolomiti erano ancora sommerse. Le prime vette dolomitiche si innalzarono 20-30 milioni di anni fa dal mare della Tetide. Non appena emersero entrò in azione l’erosione che per prima liberò le cime dalle coltri di materiale. Poi fu la volta delle piattaforme di calcare e dolomia che vennero limate, spianate e spaccate. Le successive glaciazioni tra il milione e i 12 mila anni fa contribuirono a scolpire il paesaggio dolomitico caratterizzato da dolci declivi, altopiani alpestri e da torrioni e guglie svettanti che oggi possiamo ammirare.
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250 milioni di anni fa le sabbie prodotte dall’erosione del porfido, depositate lungo le rive dei torrenti e dei laghi, si pietrificarono formando le Arenarie di Val Gardena: la prima formazione sedimentaria tutt’oggi riconoscibile ad Ortisei, Valle S. Anna, Carezza, Passo delle Erbe, Nova Ponente, Passo Valles e nel canyon del Bletterbach - Butterloch.
Il Mare della Tetide che stava avanzando a causa dello sprofondamento del territorio, formava acque lagunari, ricche di organismi marini, che il clima torrido faceva evaporare rapidamente. Si depositarono, così, sopra le Arenarie di Val Gardena, argille e fanghi che diedero forma a strati di gessi e calcare. Sono gli Strati di Bellerophon che prendono il nome dal gasteropode marino che abitava i fondali. In questi strati si possono trovare numerosi fossili della chiocciola Bellerophon. Gli Strati di Bellerophon segnano il confine tra il Permiano dell’era Paleozoica e il Triassico dell’era Mesozoica. A segnare il confine tra Paleozoico e Mesozoico ci sono i segni di un periodo di catastrofi naturali o di un gigantesco evento che ha causato l’estinzione di gran parte degli esseri viventi sulla terra.
Agli inizi dell’era Mesozoica, 248 milioni di anni fa, il mare della Tetide era avanzato fino alla Francia. Il deposito marino aumentò per i continui apporti di materiali più sottili da parte dei fiumi che scendevano le antiche montagne. Queste masse sedimentarie, ricchissime di fossili e dai diversi colori, costituiscono gli Strati di Werfen (visibili lungo i versanti del Catinaccio, nel canyon del Bletterbach – Butterloch, in Valle di Funes, Passo Rolle e Passo Valles).
I fondali marini si popolarono di alghe calcaree e con la cementazione dei loro gusci si formò un esteso banco roccioso, spesso 70-100 metri, chiamato Dolomia del Serla e Calcare del Contrin. La Dolomia del Serla fascia il versante occidentale del Catinaccio e riaffiora più a sud nella cima del Corno Bianco,
Nel Ladinico, 235 milioni di anni fa, violente scosse telluriche sconquassarono i fondali marini. Le parti più vicine alla superficie del banco roccioso della Dolomia del Serla divennero una solida base d’appoggio per spugne, alghe calcaree e coralli che proliferarono favoriti dalle condizioni ideali di salinità, limpidezza e temperatura delle acque. In pochi milioni di anni innalzarono quella bancata rocciosa, alta anche più di 1000 metri, che conosciamo con il nome di Dolomite dello Sciliar e Calcare della Marmolada e del Latemar.
La prima costituisce la roccia dello Sciliar, Catinaccio, Sasso Lungo, Sasso Piatto, Sass Pordoi, Odle, Pale di San Martino e la parte inferiore delle dolomiti Centro Orientali compreso il Sella. La seconda la Marmolada e il Latemar.
Un nuovo mutamento delle condizioni ambientali fermò la crescita delle barriere coralline. Seguirono, per lungo tempo, i depositi di arenarie e argille di varia colorazione degli Strati di Raibl che danno forma alle caratteristiche cenge del Gruppo del Sella – Sass Pordoi e del Sassongher nonché alle stratificazioni rossastre in cima allo Sciliar.
L’ambiente costituito da bassi fondali, lagune e strisce di terra si trasformò gradatamente in una vasta spianata soggetta a periodiche avanzate e ritiri del mare. Dai sedimenti diversi sovrappostisi in milioni di anni a causa delle oscillazioni del mare ebbe origine la Dolomite Principale, fittamente stratificata che costituisce le parti più elevate del Gruppo del Sella – Sass Pordoi – Sassongher, il Monte Castello, il Monte Pez sullo Sciliar e tante cime delle Dolomiti orientali: Tofane, Conturines, Lagazuoi, Pelmo, Civetta, Antelio, Cristallo, Sorapis, Marmarole, le celeberrime Tre Cime di Lavaredo e più a occidente, il Tribulaun, l’Ortles, il Gran Zebrù e le Dolomiti di Brenta.
Nel Giurassico, tra i 200 e 180 milioni di anni fa, le acque si fecero più profonde e la zona dolomitica divenne una piattaforma sommersa sulla quale si depositarono i calcari grigi (Fanes). La piattaforma si inabissò fino a 1.000 m sotto la superficie e a quella profondità si depositarono i calcari rossi (Puez, Fanes, Sennes, Fosses).
Nel Cretaceo, 120 milioni di anni fa, a nord della fascia dolomitica, cominciarono ad affiorare lunghe strisce di terra. Le particelle erose da queste terre si depositarono sopra i calcari a formare le Marne del Puez.
Alla fine del Cretaceo, 65 milioni di anni fa, le Dolomiti erano ancora sommerse. Le prime vette dolomitiche si innalzarono 20-30 milioni di anni fa dal mare della Tetide. Non appena emersero entrò in azione l’erosione che per prima liberò le cime dalle coltri di materiale. Poi fu la volta delle piattaforme di calcare e dolomia che vennero limate, spianate e spaccate. Le successive glaciazioni tra il milione e i 12 mila anni fa contribuirono a scolpire il paesaggio dolomitico caratterizzato da dolci declivi, altopiani alpestri e da torrioni e guglie svettanti che oggi possiamo ammirare.